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Walter Mauro: la letteratura è un cortile (sonoro)

Walter Mauro atipico jazz letterario

Che Walter Mauro sia stato un intellettuale atipico nel panorama italiano lo mostrano chiaramente i primi passi della sua carriera: si laurea con Ungaretti, ne frequenta la casa romana oltre che le lezioni universitarie, entra nel suo cenacolo dove spesso capita Vinícius de Moraes, le cui canzoni sono state rese dal poeta in forma lirica, in una triangolazione che coinvolge anche Sergio Endrigo (come testimonia il disco La vita, amico, è l’arte dell’incontro, Fonit Cetra, 1969). Ungaretti faceva con le sue poesie una musica «spezzata, sincopata», scrive Mauro, simile a quel jazz che adora fin da ragazzo. In effetti per raccontare questa storia dobbiamo fare un passo indietro e andare a Bari, dove il giovane Walter frequenta il liceo classico cittadino, incontra Benedetto Croce, subisce una retata fascista che lo imprigiona con mezza classe e diversi professori. Questi sono i primi capitoli di La letteratura è un cortile (Giulio Perrone editore, 2023, euro 16 pg. 170), metà autobiografia, metà raccolta di ritratti dei tanti intellettuali incontrati da Mauro nella vita. Il nostro è un personaggio larger than life. E’ uno studioso di letteratura italiana, un dantista, ma frequenta scrittori di tutto il mondo; di giorno insegna in un liceo, la notte suona jazz finendo per conoscere la Roma di sopra e quella di sotto, intellettuale, jazzofilo e giornalista per Paese Sera, il tutto senza confini. Quando Louis Armstrong torna in Italia e approda a Ciampino chi è il batterista nella band dixieland che suona al suo arrivo? Esatto. Le contraddizioni non lo spaventano. «Vivevamo un paradosso. Se da un punto di vista musicale e jazzistico eravamo fortemente legati all’America, da quello politico l’America rappresentava il nemico, laddove l’amico era l’Urss e in Urss il jazz era per gran parte proibito, non si poteva eseguire. Così ci dividevamo tra giornate “rosse” e notti a stelle e strisce». In collaborazione con Elena Clementelli pubblica tre antologie dedicate al blues, agli spirituals e ai work songs e scrive libri sulla musica nera fortemente politici: Jazz e universo negro (Rizzoli 1972), Il blues e l’America nera (Garzanti, 1977). Un personaggio così fatica a stare in un partito e l’allontamento dal PCI viene raccontato in un capitolo dal titolo “Il rumore degli intellettuali in gabbia”. Il nostro, instancabile, va a Parigi, assiste all’amore tra Juliette Greco e Miles Davis (che poi racconterà nel memorabile romanzo breve del 2008 Miles e Juliette) ascolta Charlie Parker, si intrattiene con Sartre e Mary McCarthy. Un personaggio così ispira dei film: il primo è degli anni Sessanta e Mauro viene impersonato da Walter Chiari, il secondo lo ha girato il regista Marco Lodoli pochi anni fa. Tra un Nobel e uno Strega, chi altri ha avuto relazioni profonde con Pasolini, Moravia, Morante, Bassani, Soldati, Quasimodo, Montale, Attilio Bertolucci? E tra gli stranieri Rafael Alberti, Miguel Ángel Asturias, Evtushenko, James Baldwin, Philip Roth? Quanti possono dire di aver accompagnato per un intero tour l’orchestra di Duke Ellington? Di aver cercato di far fare la pace ai nemici-amici Vargas Llosa e García Márquez?


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